Parlamento Italiano Camera dei deputati
On. Francesco Lo Sardo
Luogo nascita
Naso
Data nascita
22 maggio 1871
Luogo morte
Napoli
Data morte
30 maggio 1931
Titolo di studio
Laurea in giurisprudenza
Professione
Politico/Avvocato
Partito
PCI
Legislatura
Regno d'Italia legislatura 1924
Gruppo
Comunista
Coalizione
Circoscrizione
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Collegio
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Elezione
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Senatore a vita
Nomina
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Incarichi parlamentari
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Francesco Lo Sardo, detenuto.
Francesco Lo Sardo (
Naso,
22 maggio 1871 –
Napoli,
30 maggio 1931) è stato un
politico italiano. Fu il primo comunista siciliano ad accedere alla camera dei deputati.
Biografia [
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Nato a
Naso il 22 maggio
1871 da famiglia benestante, nel
1883, fu avviato agli studi teologici nel seminario vescovile di
Patti, ma presto lasciò l’ambiente ecclesiastico per proseguire gli studi nelle scuole pubbliche a
Messina. Nel 1886, insieme all’amico Giovanni Noè, fondò il primo circolo anarchico messinese intitolato ad Amilcare Cipriani divenendo attivo collaboratore del periodico
anarchico-
socialista Il Riscatto. In quegli anni spiravano i venti dei
Fasci siciliani che lo cooptarono operosamente: divenne, infatti, il promotore del Primo Fascio Operaio Nasitano, per cui fu classificato sovversivo ed a soli ventitré anni destinato al domicilio coatto nelle
isole Tremiti. Nel
1894, conseguì la laurea in giurisprudenza, ma la sua attività di propaganda sovversiva non cessò, per cui nel
1898, fu nuovamente arrestato. A questa ulteriore avventura coatta, seguì un periodo di permanenza a
Napoli, dove esercitò la professione forense e si costruì una famiglia. Ritornò a Messina a trentadue anni con moglie e figlio ed in quegli anni, meditò, persuadendosene che l’anarchismo portava inevitabilmente alla semplice aggressione o ammutinamento dei contadini verso guardie o collettori, senza intaccare minimamente coloro che realmente detenevano il potere o come meglio Lui stesso riassumeva: … addentare la pietra che ci colpisce senza toccare la mano che l’ha lanciata. Così trasmigrò su posizioni socialiste più organizzate. L’anno del terremoto, il
1908, mutilò ferocemente Francesco Lo Sardo, molti amici caddero sotto le macerie di una Messina rasa al suolo, ma quel che più grave, fu superstite all’unico figlio appena dodicenne. Cessata la bufera della
Grande Guerra, fu in testa alle occupazioni delle terre incolte da parte dei contadini e padre della locale Camera confederale del lavoro.
Aderì al
Partito Comunista nel
1920 e, nel
1924, fece ingresso alla
Camera dei deputati quale primo siciliano comunista, votato da oltre diecimila elettori. Siamo agli albori del ventennio ed il deputato Lo Sardo, è sicuramente inviso al nuovo governo, che lo tiene in particolare attenzione, fino al suo arresto dell’8 novembre
1926, seguito alla sua adesione alle tesi direttive del congresso di
Lione. Il suo peregrinare carcerario lo portò da Messina a
Turi, dove spartì la vita coatta con
Antonio Gramsci. Malato, si ostinò a non chiedere nulla, anzi a chi suggeriva di chiedere la grazia, rispondeva:
« Hanno voluto la carne e si prenderanno anche le ossa. Io non firmo »
(in Gramsci vivo - Nelle testimonianze dei suoi contemporanei a cura di Mimma Paulesu Quercioli, Feltrinelli, 1977)
Trasferito nel carcere di
Poggioreale, trovò la morte il 30 maggio
1931. Sulla vita e l'opera di Francesco Lo Sardo, e sulle sue fierissime difese davanti al Tribunale Speciale, il nipote Francesco Lo Sardo Jr. ha pubblicato un libro, intitolato "Nessuno lo dimentichi", Edizioni del Paniere via Cattaneo 27 Verona, 1982. Il titolo è parte dell'epigrafe dettata per la sua tomba da Concetto Marchesi: Vitae suae non fidei oblitus/obliviscendus nulli - Della sua vita dimentico non della sua fede/nessuno lo dimentichi. Degna di particolare menzione è la risposta che egli dette al presidente del Tribunale Speciale che lo interrompeva durante le sue dichiarazioni finali, prima della sentenza di condanna che ne decretò la morte in carcere: "A nome di tutto il gruppo degli imputati siciliani, dichiaro che noi siamo fieri di essere processati per la nostra attività comunista. Questo processo dimostra che i lavoratori del mezzogiorno non sono secondi a quelli del settentrione nella lotta contro il fascismo"; e insistendo il presidente perché concludesse: "Almeno mi sia concesso di dire che sono orgoglioso di essere processato perché comunista, che sono orgoglioso di portare dinanzi a questo tribunale trenta anni di attività politica spesa al servizio dei lavoratori dell'Italia meridionale".